Nell'epicentro del Prosecco DOCG (siamo a 10 km da Conegliano e 15 da Valdobbiadene) Silvia Fiorin coltiva 13,5 ettari in biodinamica a ciclo chiuso destinandoli in parte a foraggio a rotazione (mais, orzo e fieno per alimentare le manze da carne il cui letame prezioso verrà impiegato per concimare i campi), in parte a uva Glera (solo 5,5 ettari impiantati a guyot destinati a preservare la tradizione del Prosecco fermentato sui lieviti come una volta) ed in parte a Kiwi (solo due ettari di cui 1 impiantato per la prima volta negli anni '70).
E' il conte San Martini negli anni 60-70 ad impiantare il primo ettaro di kiwi con 7 varietà. Negli anni '80 il padre di Silvia acquista il terreno ed incomincia a studiare gli impianti e i kiwi e le produzioni in Nuova Zelanda. Ai tempi la produzione italiana veniva soddisfatta da due soli produttori, uno a Cuneo e uno a Latina. Viene impiantato il secondo ettaro e creata una stalla per mucche da latte (ora solo da carne).
Nel frattempo intorno all'azienda agricola esplode il fenomeno Prosecco. I numeri che testimoniano la crescita vertiginosa degli ultimi anni sono impressionanti : oltre 470 milioni di bottiglie in costante aumento e si auspica il traguardo del miliardo per poter servire i nuovi mercati asiatici.
La DOCG si attesta oggi sui 70 milioni di bottiglie mentre la DOC oltre 400 milioni e altri 3000 ettari sono già stati sbloccati per essere convertiti da IGT Glera a Prosecco DOC.
L'azienda di Silvia resta un enclave di equilibrio e trionfo della natura, lontana da mode, da etichette, dalle tendenze del mercato e dalla trasformazione del territorio.
I suoi vigneti sono su terreni di riporto da greto del fiume Soligo, che nasce a Collagù a poche centinaia di metri e scorre lambendo i suoi vigneti con acqua limpida e pura, utilizzata per la dinamizzazione. Sono terreni di medio impasto con zone di diverso scheletro. Pur essendo in pianura i vigneti godono di una ventilazione straordinaria spazzati sempre dalla brezza che soffia da San Boldo e si infila nel varco tra le prime colline che fronteggiano a nord la pianura di Pieve.
La produzione di vino frizzante da Glera è di solo 5000-6000 bottiglie all'anno.
L'uva viene accuratamente selezionata solo da filari di oltre 10 anni, posti sui terreni più minerali e quindi ciotolosi. La vendemmia viene fatta a mano e di mattina. La pressata è diretta e a grappolo intero, senza pigia-diraspatura onde non perdere la parte zuccherina e soffice per non estrarre tannino. Prima dell'imbottigliamento seguono due - tre travasi. A Pasqua viene imbottigliato per caduta libera senza alcun utilizzo di pompe onde evitare di scaldare la massa e perdere finezza. Il vino è così chiuso con tappo corona con i propri lieviti ed una parte di residuo zuccherino che con i primi caldi primaverili permetterà la rifermentazione sui lieviti fino a totale trasformazione degli zuccheri. Non essendo sboccato prima della commercializzazione il vino presenta il tipico deposito sul fondo, come la tradizione di una volta voleva.
Pur avendo vigneti iscritti a DOCG, Silvia declassa le uve ogni anno per produrre il suo vino NA OLTA. Non chiamatelo Prosecco (oggi l'idea del vino riporta a immense autoclavi e ad un vino pronto per il mercato dopo anche 30 giorni) anche se probabilmente questo è il vero Prosecco.
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