Prosecco, inquinamento e Richard Wagner

Ora 21.30. Accendo la televisione. La Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner risuona dagli speaker. Il cervello, stanco a fine giornata, inizia a processare le immagini con lentezza. Elicotteri che sparano sostanze chimiche, colline dalla vegetazione rigogliosa, la musica di Wagner. La mente va subito al grande film di Francis Ford Coppola, Apocalypse Now. Poi inizio a prestare maggiore attenzione e mi accorgo che non ci sono risaie a terrazza. Non ci sono capanne di legno. Non siamo in Vietnam. Qui ci sono solo vigneti. Siamo nella zona del Prosecco. 

 

Paragonare questa scena, immortalata dalle telecamere di Report, trasmissione di Rai 3, alla guerra del Vietnam potrebbe sembrare irrispettoso. In Vietnam, come in tutte le guerre, sono morti tanti innocenti e la vita umana va rispettata sopra ogni cosa. Ma purtroppo ci sono anche delle similitudini. In Vietnam, la morte chimica arrivava dal cielo all'improvviso sotto forma di bombe al Napalm e di Agente Arancio, l'erbicida utilizzato per la defoliazione della foresta tropicale e per ridurre il raccolto destinato ai Viet Cong. Le sostanze chimiche sparse sui vigneti del Prosecco non hanno lo stesso impatto. Sono un agente distruttivo piú lento e silenzioso. Prima distruggono la biodiversitá, facendo di tutta l'erba un fascio. Uccidendo buoni e cattivi. E poi, lentamente, fanno sentire i propri effetti sull'uomo. La loro pericolosiá sta proprio nel fatto che questi effetti sono molto lenti a manifestarsi. E nel lungo termine, si sa, le conseguenze sulla salute possono essere attribuite a tanti fattori differenti. Tutto questo mette un po' tristezza, ma non é l'unica cosa che colpisce del servizio di Report. 

 

Il Prosecco é indubbiamente un grande successo commerciale a livello mondiale. Dobbiamo prenderne atto ed esserne orgogliosi. Ma cosa si é deciso di fare? Puntare sul concetto di qualitá, mantenendo inalterata la produzione e aumentando gradualmente prezzi e profitti (come in Champagne?). No. Si é puntato tutto sui volumi. La conseguenza é che oggi come oggi si puó produrre Prosecco in gran parte del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Le famose "doc" e "docg" erano nate proprio per garantire la provenienza di un prodotto e, quindi, la sua qualitá. Qui ci troviamo di fronte ad una certa forma di distorsione: visto che c'é la domanda di mercato, perché non estendere l'area della "doc" per coprire quasi due regioni intere. Pensiamo forse che questo non abbia alcun effetto sulla qualitá media del prodotto finale? C'é da rifletterci. Questo e' uno degli esempi perfetti per cui riteniamo che i concetti di doc, docg e tutte le denominazioni debbano essere quanto meno presi con le pinze. Avevano senso negli anni 70 e 80 quando c'era molta disinformazione e ridotte possibilitá di conoscere la qualitá dei prodotti. Ma nell'era di internet in cui anche sui vini piú sconosciuti si possono trovare decine di recensioni di critici, blogger e semplici appassionati? Che valore dare ad una denominazione i cui criteri di inclusione variano a seconda della domanda di mercato? 

 

Sapere che il nome Prosecco é famoso nel mondo é senza dubbio motivo di orgoglio nazionale. E, diciamolo, un settore che fattura 2 mld di Euro va comunque sostenuto in un Paese in cui l'economia cresce a stento. Ma é estremamente importante pensare non solo al presente, ma anche al futuro. Sapete cosa temo personalmente? Che il successo del Prosecco continuerá a far abbassare i paletti per poterlo produrre, fino al punto in cui la qualitá media scenderá a livelli insostenibili. A quel punto qualche altro Paese sará in grado di sferrare un attacco ben calibrato di marketing al nostro Prosecco e ci porterá via questo motivo di orgoglio. E a noi cosa resterá? L'amara sensazione di aver spremuto un limone anziché averne coltivata una pianta...

 

Report ha senz’altro fatto un’analisi cruda e spietata. Ad onore del vero esiste una certa sensibilitá e coscienza da parte di alcuni piccoli produttori. Ci sono vignaioli giovani e sensibili che cercano di mantenere un approccio maggiormente sostenibile e ci sono voci all’interno del Consorzio che guardano anche al futuro della doc. Si sta parlando della creazione di un bio-distretto all'interno della denominazione e recentemente il Consorzio di Tutela Prosecco Conegliano Valdobbiadene ha mostrato un approccio piú restrittivo all'utilizzo di certe sostanze chimiche consentite dalla Regione. Si tratta di piccoli passi, certo. Ma che vanno nella giusta direzione. Del resto ogni grande viaggio parte con un primo, piccolo passo. 

 

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