Costa Vescovato.
Sud di Tortona, Colli orientali del Piemonte, dove le prime colline si mischiano con gli Appennini segnando il passaggio dalla Lombardia e dal Piemonte alla Liguria. Terra di marne calcaree bianche e argillose, una volta terra periferica e di passaggio verso aree più blasonate per i rossi.
Oggi è l'Eldorado del Timorasso. Qui Walter Massa realizza il miracolo di resuscitare in 30 anni un'uva "minore" destinata a scomparire. Viene reimpiantata e preservata. La sua sarà una scommessa vincente. Di Massa conosciamo l'exploit e le bottiglie sono note ai più. La storia di Daniele Ricci invece incomincia con il nonno che acquista nel 1929 Cascina San Leto impiantando 6 ettari a Barbera, Croatina e Timorasso dedicandosi però prevalentemente ad allevare gli animali. Il padre costruirà negli anni la cantina ma quando Daniele entra in azienda alla fine degli anni '80, il karma del Timorasso sembra già essere irrimediabilmente segnato: diversi sono i produttori che stanno estirpando. Daniele deve necessariamente integrare le proprie entrate con un altro impiego. Ma agli inizi degli anni 2000 compie la sua scelta: abbandona il suo impiego e dedice di dedicarsi totalemente alla terra di famiglia. Un atto di rispetto per sè, per il nonno e per storia della Cascina. Reimpianta e scommette sul Timorasso. A guardarlo oggi, anche a questo atto è d'obbligo ricondurre una parte di quel fondamentale rinascimento che ha conosciuto negli ultimi anni questo varietale. Converte 8 ettari ad una viticoltura secondo natura, accettandone e rispettandone i ritmi, le regole, le caratteristiche. In questi anni sviluppa una propria lettura della gestione della vigna e della cantina per realizzare un vino dall'identità unica. Macerazioni, fermentazioni spontanee, nessun controllo delle temperature, scarso ricorso a solfiti, botti grandi di acacia (o recentemente anfore su cui testare le capacità di invecchiameto) e lunghi affinamenti diventano la negazione di quel paradigma vincente ed ormai imperante che ha portato nel tempo il Timorasso alla popolarità. I vini di Daniele Ricci sono lontani da quell'immediatezza dei più, sono assolutamente più intimi e da attendere (abbiamo assaggiato bottiglie del 2001 in straordinario stato di grazia), mostrano colori e profumi evoluti, intensi ed coinvolgenti. Una lettura al naturale del Timorasso, una interpretazione altra che a nostro parere svela ancor più le grandi potenzialità e longevità di questa uva dalla buccia sottile, aromatica, di buona acidità ma lenta a maturare e a concedersi.
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