Primaterra-De-Batte

De Battè - [Prima] Terra

Campiglia. Ideale fulcro di un ampio ventre che va dalla Riviera di Ponente alla Toscana dell'isola d'Elba, anticipa il golfo di La Spezia, nel parco delle Cinque Terre, raccontando un territorio duro e ostico, dove mare e scogliere si fronteggiano da sempre con forza. Da quassù la terra resta schiacciata alle spalle e lo sguardo si apre vasto su un' immensa distesa blu che corre fino all'orizzonte, solcata da navi e barche che riportano alla storia ancestrale di questo mare. Qui, tra terrazze e vertigini, pochi vignaioli testardi si ostinano a coltivare, perlopiù per autoconsumo, vitigni storici della tradizione. Walter De Battè è uomo legato al mare ed il mare è l'elemento che scandisce il suo pensiero enologico. Siamo nei primi anni '80, Walter lavora presso l'Arsenale della Marina Militare di La Spezia. Inizia ad appassionarsi al mondo del vino, studia e frequenta corsi di sommellerie. Prende in affitto vigne che i contadini preferiscono abbandonare e recupera un fazzoletto di terra appartenente alla famiglia della moglie. Nel 1991, dopo un paio di stagioni fatte di prove e riflessioni, il primo imbottigliamento. Campiglia diviene presto lo spartitraffico tra un concetto di terroir stretto e uno più lato, che affonda le radici nella storia del Mar Mediterraneo. Da una parte, le Cinque terre ( 2,5 ettari di 70 anni allevati ad alberello su terreni sabbiosi e ricchi di sassi tra Riomaggiore e Manarola e impiantati a Bosco, Albarola, Vermentino, Sangiovese ) dall'altra, 1,5 ettari in provincia di Carrara con varietali mutuati dalle culture del Mediterraneo ( Grenache, Syrah, Marsanne, Roussanne, CIliegiolo, Vermentino nero ). Ma la storia dei popoli che hanno solcato il Mare Nostrum entra anche tra i gesti in cantina, dove le vinificazioni sono caratterizzate tutte da macerazione sulle bucce più o meno lunghe esattamente come facevano Greci e Romani nell'antichità. I vini di Walter sono testimoni di una cultura, non esercizi di tecnica enologica, (tras)portano un' anima, un retaggio, sono espressione di sole e sale, di macchia e roccia. Pochissime bottiglie frutto di una sforzo estremo, lavoro solo manuale e rese minimali ( 5 grappoli per pianta) , vigne aggrappate a scogliere, rotaie per accedere alle piane e raccogliere i pochi grappoli. Il tutto per poco più di 10000 bottiglie tra Campiglia e Carrara.

 

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