Le Coste GianMarco Antonuzzi

Le Coste

Ancora Gradoli. Un'area tanto defilata e dimenticata, quanto perno fondamente nella nostra cultura italica. Siamo nell' Alta Tuscia, appendice settentrionale della provincia di Viterbo, lembo di terra che si affaccia a nord stretta tra Toscana ed Umbria. Qui in meno di una decade i Gradoli boys (Andrea Occhipinti, Jacopo Battista, Patricia Nelson, Beatrice Arweiler, Nicola Brenciaglia) hanno completamente riscritto il presente ed il futuro di questo areale, grazie all'impulso di due figure fondamentali: GianMarco e Clementine.

Ancora Gradoli, luogo caratterizzato da vigneti ripidi che sembrano scivolare dritti nel lago di  Bolsena, un catino perfettamente circolare che ricorda la matrice vulcanica di questa zona. Terra fertile, minerale, ferrosa ed immacolata. Vigne abbandonate e rinate nel tempo, esplosione e trionfo di natura che si mostra in perfetto equilibrio in quell'alternanza tra boschi, ulivi e vigneti. GianMarco Antonuzzi da Roma torna a Gradoli agli inizi degli anni 2000, ripercorrendo a ritroso le radici della propria famiglia. Abbandona la grande città, la vita della capitale ed una carriera forense. Tutto nasce alla fine degli anni '90 quando prende il diploma di sommelier. Si appassiona al mondo del vino degustandolo e scrivendone. Poi all'improvviso decide di lasciare tutto e mettersi in viaggio. Attraversa in lungo ed in largo la Francia, bussa alle porte delle figure più carismatiche dell'avanguardia enoica per far propria la conoscenza del mondo del vino naturale. Fa esperienza da Bruno Shueller in Alsazia, da Didier Barral nel Languedoc, Jean-Paul Thévenet nel Beaujolais e Philippe Pacalet in Borgogna. Tutte figure iconiche, caratteri forti, idee di vino estremamente personali e decise. Nel 2001 incontra in Alsazia Clémentine Bouveron. Lei studia enologia e viticoltura. Rientrano in Italia a Gradoli dove acquistano un terreno di 4 ettari abbandonato da più di 20 anni. Il luogo si chiama "Le Coste". Ora sono soci e coniugi. E' il 2005. In poco più di 10 anni, dal nulla,gli ettari diventano quasi 15: 3 ha di vigne giovani impiantate nel corso degli ultimi 10 anni, 4 ha di vigne in affitto di oltre 60 anni - tra cui il Cru Le Coste, 4 ha di ulivi secolari e 3 ha di terrazzamenti abbandonati e divenuti bosco, più svariati alberi da frutto che costeggiano le vigne. Alta densità (circa 10000 piante/ha) per ottenere competizione tra le piante e auto-limitazione nella produzione. Quasi metà della superficie vitata è senza portainnesto (la sabbia vulcanica aiuta indubbiamente) e i vitigni sono rigorosamente del territorio e della tradizione locale (Aleatico, Procanico, Ansonica, Roscetto, Malvasia, Vermentino,Ciliegiolo, Verdello, Colorino, Canaiolo, Grechetto Rosso etc.) allevati ad altitudini differenti (450-600 m slm) sulle pendici del lago. In questo breve tempo Clémentine e GianMarco diventano soprattutto uno dei principali riferimenti del vino naturale italiano all'estero. Il loro approccio alla natura e al vino è netto, lontano da qualunque etichettatura. Solo biodinamica e permacultura in vigna; nessuna addizione in cantina. I vini richiamano lo spirito contadino, una dimensione rustica, profondamente veri e forti nella loro personalità quanto estremamente democratici e quotidiani nella loro fruibilità. Sono vini per tutti, dal gusto ancestrale, come venivano fatti una volta dagli anziani di queste terre, senza artifizi e senza finzioni. Grandi freschezze, grande bevibilità, a volte taglienti, verticali ed elettrici, ma soprattutto spudoratamente territoriali con note minerali e sapide a memoria dello straordinario suolo di origine vulcanica. 

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