Massimiliano Croci non è un semplice ( ottimo ) produttore di vino. E' soprannominato da alcuni colleghi "naturali" in maniera affettuosa "il Presidente".
Spendere del tempo con lui significa immergersi nella storia di un territorio che, dalla generazione di suo padre Ermano sino ai giorni d'oggi, Massimiliano ha visto cambiare enormemente.
Ricordiamo, nel suo piccolo ufficio, il nostro sguardo vagare sulla mappa geografica del mondo e conteggiare sorpresi i Paesi dove oggi i suoi vini sono esportati.
Fa sorridere se si riflette sulla (bassa) percezione comune che i vini dei Colli Piacentini raccolgono in Italia ( confinati praticamente nel consumo a Piacenza e nelle province limitrofe ) e all'estero ( conosciuti come vini di basso prezzo e di bassa qualità ), eredità della grande industria cooperativa vitivinicola locale, in confronto ai successi ottenuti da Massimiliano ( e i suoi giovani colleghi) in questi ultimi 20 anni.
Senza mezzi, senza budget, solo creando una rete di collaborazione/scambio e ritornando a vini autentici.
Non credo che ci sia stato migliore ambasciatore del territorio e della tradizione della rifermentazione in bottiglia e dei vini macerati dei Colli Piacentini, di quanto abbia fatto la sua famiglia. Eppure lui è rimasto persona semplice e vera, nessun vezzo, nessuna autocelebrazione.
Nella sua cantina in Castell'Arquato sono passati diversi colleghi piacentini che hanno deciso di avventurarsi in questo mondo quando agli inizi possedevano solo terreni senza cantina, nè alcuna conoscenza tecnica e non sapevano come trasformare le uve. "Il presidente" ha sempre messo a disposizione strutture e sapere.
Qualche anno fa entra nel Consorzio di Tutela dei vini DOC dei Colli Piacentini per portare la propria esperienza e una visione nuova. Si confronta con i soci, legge dati e trova conferma in ciò che sapeva già: i Colli stanno scomparendo. I viticoltori di collina con rese troppo basse ( 100/120 q.li/ha) non riescono più a garantirsi la sostenibilità economica ( uve pagate mediamente 40-50€ al quintale ) a fronte di colleghi di pianura capaci di raccogliere e vendere sempre allo stesso prezzo 300/400 q.li/ha. E' uno sbilanciamento che porta ad un fenomeno inarrestabile di estirpo e vendita dei diritti di impianto ad aree pianeggianti, più profittevoli, sacrificando ed erodendo l'offerta di uva di qualità della collina ( la superficie vitata dei Colli negli ultimi venti anni si è ridotta di 1/3).
Si confronta con un vecchio amico, Pietro Gazzola, produttore e collega nel direttivo del Consorzio vini, uniscono le forze ( soprattutto economiche) e decidono di creare un progetto sociale e territoriale. Rendere più remunerativa la produzione di uva per i piccoli coltivatori di collina, pagandola più equamente ( fino a 80€/q.le contro i 45-50€/q.le previsti dal Consorzio ). Condizione necessaria che sia biologica e prodotta nel rispetto dell'ambiente.
Un progetto soprattutto sociale, di sostegno e supporto : salvaguardare la comunità e la qualità dell'uva. La ritirano da una decina di conferitori, pagandola anticipatamente prima ancora di aver prodotto una sola bottiglia. A Massimiliano il compito di mettere a disposizione la propria esperienza nella vinificazione, a Pietro l'esperienza manageriale nel gestire aziende con grandi numeri di bottiglie prodotte.
Viene acquistata e recuperata la struttura del vecchio Consorzio Agrario di Bacedasco Basso, nel comune di Vernasca nella Val d'Arda. Sarà la cantina. Dagli anni 50 sino ai primi anni 2000 fu il luogo di incontro di contadini e agricoltori. Qui nella bottega ( che in passato gestivano i suoi zii) si potevano acquistare i prodotti alimentari della terra, confrontarsi, ritrovare il senso di una collettività.
Vecchio Consorzio 1953 è una visione corale, poliedrica di un territorio: le uve hanno differenti provenienze geologiche e sono coltivate da più contadini ma raccontano ciascuna, con le proprie sfumature, questo luogo nella sua interezza e ricchezza.
Ma è anche un progetto sulle persone, mantenere il loro radicamento al territorio e rigenerare un interesse verso la terra senza il quale non vi sarà il passaggio generazionale.
E' uno sguardo preoccupato ancorché ricco di speranza verso il futuro..
Si fa presto a dire vino naturale,..
Ma è molto più difficile pensare a come farlo sopravvivere nel tempo e renderlo un'occasione virtuosa piuttosto che un refrain vuoto.
W il presidente!
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