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CHARDONNAY Chardonnay IGT Sebino 2020

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Una delle bottiglie più rare della gamma di Michele Loda è questo Chardonnay in purezza, prodotto non in tutte le annate ( l'ultima era la 2013 ), destinato a lunghe evoluzioni e dalla grande ambizione. Solo 2300 bottiglie, vinificate ed affinate in acciaio per 12 mesi. Minerale e complesso, uno dei bianchi più convincenti della Franciacorta.

Per chi ha frequentato la Franciacorta alla fine degli anni '90, prima dell'exploit commerciale della denominazione, Il Pendio è sempre stato Gigi Balestra. Figura antesignana e di rottura per il territorio, ha rappresentato il proto-vignaiolo-artigiano prima che la denominazione diventasse terra di conquista di grandi gruppi industriali. Un uomo in controtendenza e controcorrente, capace di lottare per il proprio destino, rinunciando alla rincorsa alle super produzioni e ai fatturati - dopo una permanenza di 13 anni nella cantina Mirabella di Rodengo Saiano - per inseguire una dimensione più vera e a misura d'uomo. Con la fine degli anni '80, acquista in cima alle colline di Monticelli Brusati in località Dosso, sul versante occidentale della denominazione,  5 ettari di terra ( 3 ha vitati, 1 di bosco , 1 di ulivi ) su suoli calcarei ( verso le sommità delle colline ) e argillosi ( a valle). Siamo in condizioni limite, a 420m slm, in un anfiteatro che guarda da nord a sud-est, su inclinazioni vertiginose. E' una terra di rossi e di bianchi, ma anche il metodo classico sembra mostrare un carattere unico. I vini in cantina sono vinificati e affinati a lungo in barrique non tostate e botti grandi. Lo "stile" stride con quello che si sta diffondendo in Franciacorta e ovviamente rimanda oltralpe. In quegli anni trovare i vini di Gigi in provincia di Brescia risulta impossibile, molto più facile incontrarli in Belgio o addirittura in Francia dove esporta metodo classico e meravigliosi rossi a base Pinot Nero e Cabernet Franc. Dal 1995 al 2005, anno della sua scomparsa, Il Pendio afferma una visione nuova ( con quasi tre decenni di anticipo sui giorni d'oggi ) sovvertendo i princìpi che si stanno affermando nella denominazione. Le vigne di Gigi venogno impostate a bassissime rese, l'uva sfrutta altitudine, ventilazione, presenza di boschi e suolo, i filari sono lavorati a mano e dialogano con la natura, tutti elementi che lo sviluppo della viticoltura di pianura sembra aver tralasciato. In cantina l'intervento è minimo, non esistono liqueur nè dosaggi nei vini spumanti, è tra i primi a parlare di identità di territorio nei vini, Negli ultimi anni durante la malattia, lo affiancherà nelle lavorazoni in vigna un giovane Michele Loda. Sarà lui a prenderne degnamente il testimone dal 2004, anche lui stregato dalla bellezza di questo luogo e depositario della preziosa esperienza trasmessa da Gigi Balestra. In questi 15 anni, Michele ha saputo mostrare, senza alcun dubbio, di essere stato in grado di riscrivere una nuova identità ed una nuova storia per la cantina, senza però stravolgerla come se il presente ed il passato fossero ancora legati in un unicum, così da restare nel solco tracciato dal suo fondatore. Non sono cambiati i modi di lavorare, l'amore ed il rispetto per la vigna, gli spazi e le dimensioni per continuare a realizzare vini artigiani e territoriali, sempre caratterizzati da minimo intervento e grande sensibilità. Nella regione, Michele Loda ed il suo Pendio rappresentano una delle realtà più significative per scoprire un metodo classico senza orpelli e costruzioni, autentico e diretto, ma con tanta eleganza e personalità.