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PINOT NOIR Toscana IGT 2020

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produzione
garagista

Dopo il successo con la Syrah, ecco Gabriele cimentarsi con il vitigno che più si sta dimostrando tagliato per la Lucchesia (vedi Macea), dopo le fortune nel Mugello (Terre di Giotto) e nel Casentino (Podere della Civettaja e Podere Santa Felicita) : il Pinot nero. Prodotto la prima volta nel 2007, da allora continua a migliorarsi. Raccolto nelle parcelle Concori e Noceto a 300 m slm, con suoli pietrosi ricchi di silice, fermenta con macerazione sulle bucce in tini a cielo aperto e affina 10 mesi in barrique usate.

Garfagnana-Lucca. Lungo un' ipotetica linea che unisce questi due punti da nord a sud, si snoda il fiume Serchio che ha scavato nel tempo una valle che scorre stretta tra le Alpi Apuane ad occidente e gli Appennini Toscani ad est. Una terra impossibile, rimasta isolata e dimenticata ( Garfagnana letteralmente significa "grande foresta" ), dove l'uomo ha sempre lottato con la natura per la sua asprezze ma che oggi si presenta preziosamente rigogliosa, costellata da boschi, pascoli, verdi colline, laghi e corsi d'acqua. Eppure qui nel passato era a dimora il vigneto più alto della Toscana che ospitava le varietà portate dalla sorella di Napoleone ( Syrah, Pinot noir, Chenin Blanc e Pinot Blanc ). La vigna era coltivata per consumo famigliare, nessun fine commerciale. Poi l'affermarsi dell'agricoltura intensiva e meccanizzata di pianura e dell'industria agro-alimentare, hanno definitivamento spopolato questi luoghi consegnandoli a pochi pastori, boscaioli e cavatori. Gabriele Da Prato è figlio di ristoratori. Lavora sino al 1999 nell'antica osteria di famiglia ( Al Ritrovo del Platano a Ponte di Campia). Poco sopra l'attività, sulla collina alle sue spalle. in località Concori, il padre possedeva pochi filari di vigna. Ne produceva un vino beverino e senza pretese da somministrare ai clienti. Gabriele decide di partire da quelle vigne per riscattare la storia di un territorio dimenticato. Senza alcuna formazione specifica alle spalle ( nè agronomica nè enologica), intraprende in solitaria un percorso che lo condurrà in Francia a confrontarsi con una viticoltura già attenta al territorio (terroir), alla vitalità del suolo e alle relazioni e agli equilibri uomo-terra. Incontra Nicolas Joly, ne fa propri gli insegnamenti e diviene il primo in zona ad ispirarsi ai principi della biodinamica che estende alla gestione dei 4 ettari di vigna. La valorizzazione di suoli ricchi di silice, scisto e sabbia, le ultime terrazze capaci di trattenere il calore del sole ed un mix di correnti fresche che scendono dalle Alpi e dall'Appennino o soffiano miti dal mare incanalandosi nella valle, uniti a pratiche pulite, volte a esaltare la vita e la natura tra i filari, hanno costituito l'impalcatura su cui Gabriele è riuscito a realizzare vini dalla grande freschezza ed eleganza che lo hanno proiettato alla ribalta sulla scena nazionale e internazionale. Era una terra per tutti impossibile, ma la caparbietà, il sacrificio, la sensibilità ed il rispetto per la natura hanno vinto, mostrando la strordinaria identità di questi luoghi.

Podere Concori è membro di Renaissance des Appellations.