certificato
biodinamico
altri
naturali
produzione
garagista
Secondo bianco per Shun dopo il Gate, con uve provenienti da altra vigna. Blend di Ortrugro ( 60% ) e altre uve del territorio ( la imprescindibile Malvasia di Candia Aromatica e poi Marsanne, Sauvignon Blanc e Moscato tutte presenti nello stesso vigneto). Fermentazione spontanea in cemento, macerazione sulle bucce per 1 mese ed affinamento in parte in acciaio ed in parte in botti esauste di acacia. Vino orange dal profilo aromatico ma molto elegante, dal sorso rotondo e pieno. Da bersi rigorosamente a temperatura ambiente.
L.JAI2021
Prodotto soggetto a limitazioni ed escluso da coupon, sconti o promozioni.
Tokyo - Travo, sola andata.
Shun Minowa è l'ultima stella ( in ordine di tempo ) ad illuminare una terra defilata rispetto alle grandi regioni del vino così celebrate e blasonate in ogni dove : siamo in Val Trebbia nei Colli Piacentini. Per chi ha vissuto l'exploit dei vini al naturale negli ultimi dieci anni, qui dimorano cantine come La Stoppa di Elena Pantaleoni, Denavolo di Giulio Armani, i Vini del Poggio di Andrea Cervini e ancora Casè di Alberto Anguissola e La Poiesa di Roberto Cristi. Tutti interpreti a modo loro di un areale estremamente eterogeneo, complesso, sfaccettato ( tra queste valli i suoli si alternano da vulcanici a sabbiosi a calcarei ). Shun approda a Travo dopo una laurea in biologia a Tokyo ed un impiego in un progetto del Ministero giapponese a difesa dell'ecosistema. Si avvicina al mondo enoico come importatore in Giappone di vini del Vecchio Continente. Poi decide di salpare per la Spagna. Qui impara il lavoro di cantina e di campo. Poi in Sud America, alla volta del Cile. Incontra Elena Pantaleoni de La Stoppa di Rivergaro (PC), che produce nella Valle del Maule vini con antichi vitigni autoctoni con tecniche naturali da una piccola proprietà di 4 ettari. Dopo le esperienze spagnole e cilene su varietali rossi, il bianco a base di Malvasia di Candia di Elena, realizzato dal deus ex machina Giulio Armani con lunghe macerazioni sulle bucce è una rivelazione e sgretola tutte le certezze di Shun. Decide così di seguire Elena per uno stage sui Colli Piacentini. Alla Stoppa impara l'approccio non interventista che porta al rispetto del territorio e dell'uva senza alterazioni e manipolazioni, accettando ciò che la natura consegna ogni stagione. Con Andrea Cervini, invece, troverà lo stimolo giusto ed il prezioso aiuto per individuare nel 2016 mezzo ettaro di vigna in affitto e scrivere un nuovo capitolo del vino al naturale in questi luoghi. Perchè la cifra stilistica di Shun è proprio l'aver puntato sull'uva meno celebrata di questa zona, ma indubbiamente cardine della tradizione locale : l' Ortrugo ( vedasi il Lubigo di Croci). Considerata sempre "l'altra uva" a completamento della grande protagonista del Piacentino, la Malvasia di Candia, le sono sempre stati assegnati ruoli e attenzioni residuali. La vigna di Shun è una vecchia vigna di 60 anni impiantata con 80% Ortrugo, 10% Malvasia di Candia e 10% Marsanne, come si faceva una volta seguendo i varietali richiesti dalla Doc Trebbianino, poi vinificati in uvaggio. In questa area non è difficile rinvenire ancora impianti di Moscato, Sauvignon Blanc e Trebbiano. Shun si appassiona a questa uva. Ne studia le curve di maturazione e l'acidità. Ritiene che erroneamente sia sempre stata raccolta troppo presto ( perchè in uvaggio con Malvasia, seguendo i tempi di maturazione di quest'ultima ) e disegna un vino ottenuto da uve quasi a piena maturazione con acidità bassissime ma connotate da mineralità e tannino. E' interessato alle vinificazioni in uvaggio dove ogni uva porta i propri lieviti per realizzare co-fermentazioni, dove la moltitudine dei microorganismi crea è caos che genera biodiversità e complessità. Nei suoi vini la nota tannica propria dell'Ortrugo ( uve dalla buccia spessa ) trova armonia nelle aromaticità della Malvasia dopo 5-6 mesi di contatto con le bucce. Completano la gamma poche ( 300 ) bottiglie di rosso a base di Barbera e Bonarda da una vigna di 75 anni con rese bassissime ed un'esplosione di frutto in bocca.
La Val Trebbia è viva!
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