PASKI Campania Coda di Volpe IGP 2021

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Antonio Di Gruttola è ormai uno dei pochi a lavorare questo uvaggio semi abbandonato da tutti. La Coda di Volpe è un'uva dal colore giallo intenso, spesso impiegata in blend e raramente vinificata in purezza. Non è particolarmente dotata di acidità e sembra vivere in perfetta simbiosi su terreni vulcanici capaci di conferire maggiore freschezza alle uve. Le uve utilizzate per Paski provengono da un appezzamento di oltre 70 anni a 450 metri slm. Macerato sulle bucce per 1 settimana, affina sulle fecce fini in botti vecchie per almeno un anno. E' un vino dal carattere ancestrale. Non filtrato, dal tipico colore arancio, a volte selvatico, sotteso da una piacevole acidità volatile che recupera la pienezza del corpo donando slancio,vitalità e bevibilità. Da bere rigorosamente a temperatura ambiente se si desidera davvero apprezzarlo al meglio.

Ad Ariano Irpino in Alta Irpinia,  Daniela e Antonio De Gruttola alla fine degli anni '90 decidono di inseguire un'idea folle: salvaguardare il patrimonio varietale del proprio territorio proteggendone tradizioni e conoscenze. Sono i primi vignaioli proto-naturali dell'Irpinia, forse dell'intera Campania. Hanno assistito nel decennio ad una stagione di vera e propria devastazione ampelografica. Vigne secolari di Aglianico estirpate per far posto a uve internazionali o impianti più produttivi secondo l'enologia moderna. Sono gli anni del boom del vino. I vigneti sono ridisegnati, ripensati per sostenere grandi rese. E' il trionfo dei cloni selezionati. Ma la selezione è avvenuta secondo Antonio nelle aree meno caratteristiche e rappresentative della regione. Con pochi amici creano Cantina Giardino. L'intento è quello di proteggere le poche preziose vigne sopravvissute e sottrarle dalla conversione a nuovi impianti, nonchè dimostrare che da vigneti poco produttivi si possano ottenere vini di altissima qualità. Attraversano l'Irpinia in lungo ed in largo alla ricerca di appezzamenti storici (individueranno vigne da un minimo di 50 a oltre 100 anni ancora impiantate a raggiera tradizionale avellinese) incontrando viticoltori-custodi dal lavoro rispettoso e sano, confrontandosi ed impegnandosi a ritirare la loro uva. La cantina si farà carico di tutte le difficoltà burocratiche sostenendo i costi di produzione. Sono i primi a diffondere un concetto di valenza sociale nella produzione del vino. La commercializzazione delle bottiglie diventa strumento di reddito e sostenibilità delle scelte dei vecchi coltivatori. Questo idea rivoluzionaria e romantica riesce a instillare negli anni una coscienza e sensibilità del tutto nuova sul territorio. Si diffonde così la percezione di un valore della terra, dei gesti, della tradizione da tutelare attraverso atti rispettosi e una viticoltura sana. La portata del loro lavoro trascende i confini locali, iniziano collaborazioni con l'università, con la regione e con enti vari. Cantina Giardino diventa una realtà. La loro sfida enoculturale è vinta. Dalle poche bottiglie prodotte inizalmente part-time mantenendo il lavoro di insegnante alle attuali, Antonio De Gruttola è riuscito a tracciare una direzione che è diventata esempio e stimolo per tanti piccoli vignaioli campani e non solo. Vini unici, territoriali, personali ed estremamente emozionanti. Fiano, Greco, Coda di Volpe, Piedirosso e Aglianico ritrovano una nuova veste più vera, onesta ed imprevedibile attraverso macerazioni, fermentazioni spontane e affinamenti in contenitori ottenuri da materiali del territorio (botti con legni di castagno, ciliegio e quercia dei boschi irpini o anfore con argille dei propri terreni). Sono vini prodotti con sensibilità ed istinto, sperimentando, osando, mai prevedibili, vivi mai scritti. Oggi Cantina Giardino dispone di 16 particelle sparse tra vari comuni a cui recentemente si è aggiunto un vigneto del 1920 che ha permesso di portare la superficie vitata totale a 7 ettari. La loro è una storia virtuosa, senza dubbi, che li ha catapultati da un piccolo garage dove vinificavano inizialmente ad essere ricercatissimi in Giappone e Stati Uniti. E i loro vini sono opere d'arte come le etichette che li accompagnano ogni anno.

 

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