#nonbastachefrizzi
Metodo Classico (o Champenois come si diceva una volta, termine ora bandito sul suolo italico) ed il PENSIERO corre subito ai francesi. Inutile girarci intorno, il metodo lo hanno inventato loro, l’esperienza l’hanno loro, la storia ed il mercato è loro. E allora perché avventurarsi su un terreno così impervio?
In un’epoca dove spumantizzare è diventato lo sport nazionale (si spumantizza dalla Valle d’Aosta alla Sardegna alla Sicilia alle Marche etc), capire cosa pretendere fermamente da una bollicina è un imperativo d’obbligo.
Allora proviamo a chiudere gli occhi e a chiederci se in un vino (tra i più sofisticati al mondo proprio per costituzione) siano chiaramente leggibili gli ingredienti fondamentali che lo compongono.
Il varietale, cioè l’uva. Siamo ancora in grado di leggerla in un calice di bolle? Capire l’uva da cui è stato prodotto quel calice sembra un compito sempre più arduo. Raccolta acerba, sommersa da blend, liquer e dosaggi o ibernata da temperature di servizio proprie del Polo Nord, è diventata ormai sfumata in quei contorni che definiscono la sua identità. E se la viticoltura che la precede non aiuta ad esaltarne il carattere, mia cara uva sarai sempre meno importante…
Il tanto celebrato terroir. Identificare un terroir specifico in un metodo classico è ormai destinato a pochi esperti dotati di grande sensibilità e molta pratica. Annientato da cuveè ottenute spesso da conferimenti da differenti aree, è allo stesso tempo composito e non univoco. Il ricorso a liqueurs e dosaggi destinati ad aromatizzare e liftare il vino è il colpo di grazia.
Il Millesimo. Esaltare l’identità ed unicità di un vino è una strada percorribile solo chiudendo in bottiglia ogni singola annata, frutto di una stagione irripetibile (la natura è in grado di presentarsi spontaneamente identica a se stessa? mai..). Siamo in grado di intuire le caratteristiche di una stagione nelle caratteristiche del vino? Il rigore e la durezza di una annata piovosa, la ricchezza e complessità di una maturazione più avanzata in una annata calda?
Proviamo a bere una bolla senza cercare necessariamente la crosta di pane (nota non riconducibile all’uva ma all’uso eccessivo di lieviti in presa di spuma) ma inseguendo questi tre elementi: Uva, Terra, Annata.
Aggiungiamo a questi una fondamentale finezza ed eleganza, sapidità e mineralità. Non agitiamo nel calice per cortesia e serviamo il tutto fresco, non freddo, attendendo che si scaldi.
Questo, è un PENSIERO differente.
VSQ Brut PENSIERO SP 2014 Pas Operè Cà del Vént
3027 bottiglie
46 mesi di sosta sui lieviti
Sboccatura febbraio 2019
Segni particolari: 5 bottiglie (massimo riconoscimento) Categoria Spumanti Guida L’Epresso
ANTEPRIMA ESCLUSIVA DECANTO
Cheers
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